Nelle Vicinanze (6) Cosa puoi visitare

Nelle Vicinanze

La Reggia di Caserta

A pochi passi da noi si trova La Reggia di Caserta. Risale ai tempi di Carlo di Borbone re di Napoli e di Sicilia dal 1735 al 1759. Salito al trono, Carlo di Borbone si apprestò a riorganizzare il regno sia sotto il profilo militare-amministrativo sia sotto quello culturale. A questo scopo volle realizzare una fastosa reggia che avesse l’eleganza e lo splendore della Reggia di Versailles, simbolo dell’ideale di vita grandiosa del Re Sole, Luigi XIV. La reggia doveva avere l’aspetto di un palazzo moderno che celebrasse i fasti dei Borbone, che elevasse il Regno di Napoli e di Sicilia allo stesso rango degli altri europei e che diventasse il centro amministrativo della nuova capitale del regno, Caserta. Per realizzare il grandioso progetto fu chiamato un architetto e ingegnere all’epoca assai stimato: Luigi Vanvitelli (1700-1773), figlio del celebre vedutista di origine olandese Gaspard van Wittel. Per l’edificio principale Luigi Vanvitelli progetta un corpo di fabbrica rettangolare, lungo 247 metri sui lati maggiori e 184 su quelli minori, con quattro cortili interni immaginati come piazze d’armi (gli immensi spazi all’aperto utilizzati per le adunanze militari). I quattro cortili sono definiti da due bracci perpendicolari. Il suo impianto è dunque semplice e rigoroso, basato su norme razionali. Allo stesso tempo, la facciata ha andamento uniforme, appena rotto da sporgenze al suo centro e ai lati. E se all’esterno la residenza ha un’eleganza contenuta, all’interno si mostra sfarzosa: il vestibolo centrale, l’immenso scalone d’onore, le milleduecento stanze, distribuite su tre piani, moltiplicano le vedute prospettiche in uno straordinario gioco di rimandi.

L'Anfiteatro Campano

L'anfiteatro Campano o anfiteatro Capuano, è un anfiteatro di epoca romana della città di Capua, oggigiorno sito a Santa Maria Capua Vetere, secondo per dimensioni solo al Colosseo, al quale probabilmente servì come modello essendo stato, verosimilmente, il primo anfiteatro del mondo romano. Fu sede della prima e rinomatissima scuola di gladiatori. Ha un posto di grande importanza nella cultura classica e moderna, e nell'immaginario collettivo a livello mondiale, per essere stato il luogo da cui il gladiatore Spartaco guidò nel 73 a.C. la rivolta che per due anni tenne sotto scacco Roma negli anni immediatamente precedenti il primo triumvirato. Attualmente si trova all'interno della superficie comunale di Santa Maria Capua Vetere, di fronte Piazza I Ottobre. Parte consistente delle sue pietre furono utilizzate dai capuani in epoca normanna per erigere il Castello delle Pietre della città di Capua ed alcuni dei suoi busti ornamentali, utilizzati in passato come chiavi di volta per le arcate del teatro, furono posti sulla facciata del Palazzo del comune di Capua. Dal dicembre del 2014 il museo, l'anfiteatro e il mitreo sono passati in gestione al Polo museale della Campania. Nel 2016 il circuito museale comprendente oltre all'anfiteatro anche antiquarium, Mitreo e Museo ha fatto registrare 41 429 visitatori.

La Basilica Benedettina

L'abbazia di Sant'Angelo in Formis si trova in via Luigi Baia 120 a Sant'Angelo in Formis, frazione di Capua. La chiesa abbaziale ha la dignità di basilica minore. La chiesa, dedicata a San Michele Arcangelo, sorge lungo il declivio occidentale del monte Tifata. Inizialmente nei documenti l'edificio è indicato come ad arcum Dianae ("presso l'arco di Diana"), ricordando che sorgeva al di sopra dei resti del tempio dedicato a questa divinità, mentre successivamente ci si riferisce ad esso con le denominazioni ad Formas, Informis o in Formis. L'interpretazione etimologica della nuova denominazione è controversa: da una parte l'ipotesi è che derivi dal termine latino forma ("acquedotto"), e che stia ad indicare la vicinanza di un condotto o di una falda; mentre dall'altra il termine si considera derivato dalla parola informis("senza forma", e quindi "spirituale"). I resti del tempio romano furono rinvenuti nel 1877, e si è notato che la basilica ne ripercorre il perimetro, aggiungendo le absidi al termine delle navate. La prima costruzione della basilica si può far risalire all'epoca longobarda, sulla base dell'ampia diffusione del culto dell'arcangelo Michele presso i Longobardi alla fine del VI secolo. Al tempo del vescovo di Capua Pietro I (925-938), la chiesa fu donata ai monaci di Montecassino, che volevano costruirvi un monastero. La chiesa fu poi tolta ai monaci e ridonata loro nel 1072 dal principe di Capua, Riccardo. L'allora abate Desiderio di Montecassino (il futuro papa Vittore III) decise di ricostruire la basilica (1072 - 1087) e ne rispettò ancora gli elementi architettonici di origine pagana. A lui si devono gli affreschi di scuola bizantino-campana che decorano l'interno e che costituiscono uno tra i più importanti e meglio conservati cicli pittorici dell'epoca nel sud Italia. Al XII secolo sono stati attribuiti il rifacimento del portico antistante la chiesa, con nuovi affreschi, e una ricostruzione del campanile in seguito ad un crollo.

Il Museo Campano

Il Museo Provinciale Campano di Capua (noto anche come Museo Campano) è un museo storico dell'antica Campania (poi di Terra di Lavoro e oggi compresa nella Provincia di Caserta), oltre che uno dei più importanti della Campania e d’Italia. Conserva la più importante collezione mondiale di Matres Matutae, dette anche Madri di Capua, provenienti dall'antica Capua, l'attuale territorio del Comune di Santa Maria Capua Vetere e il più grande lapidarium (insieme di epigrafi, steli e lapidi su pietra di epoca sostanzialmente romana) dell'Italia meridionale. È di proprietà della Provincia di Caserta. Istituito con Decreto Reale il 21 agosto del 1869, fu aperto al pubblico il 31 maggio 1874, con sede nel centro storico di Capua in Palazzo Antignano (1450 - 1454), in seguito ampliata fino a comprendere l'adiacente settecentesco ex Monastero della Concezione. Nel 1933 si ritenne opportuno un riordinamento delle numerose collezioni presenti all'interno di esso che fu curato dal prof. Amedeo Maiuri. Il 9 settembre 1943, in piena seconda guerra mondiale, gli alleati anglo-americani bombardarono la cittadina, che riportò gravissimi danni ad abitazioni e monumenti, alcuni dei quali furono rasi al suolo; la stessa sede museale di palazzo Antignano subì danni notevoli alla struttura, mentre le opere furono messe al sicuro, prima dei bombardamenti, grazie all'iniziativa dell'allora direttore Luigi Garofano Venosta. Dal 1945 si procedette ai lavori di ricostruzione, durati fino al 1956, anno in cui avvenne la riapertura. Dopo la riapertura del 1956 furono risistemate le varie sale tanto da riacquistare una nuova immagine e da mostrarsi al pubblico in due reparti: Archeologico e Medioevale in 32 sale di esposizione, tre cortili e un ampio giardino. Fu collocata all'interno la biblioteca di Terra di Lavoro nella quale sono custoditi 70.000 volumi. Una ulteriore chiusura ci fu nel 2009, dovuta a lavori di rammodernamento e riqualificazione funzionale. Il 28 marzo 2012, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Museo Campano, completamente riqualificato, ha riaperto le sue porte ai visitatori.

Il santuario di Leporano

Il Santuario di Leporano è ubicato su di una piccola altura del Monte Grande, propaggine del Monte Maggiore, dalla quale domina il piccolo borgo medievale di Leporano, frazione del Comune di Camigliano, in provincia di Caserta. Il santuario è dedicato a "Maria SS. ad rotam montium", ed è tra i più antichi santuari mariani d'Italia; si trova a nord dell'antico borgo, su una collinetta sassosa a 160 m s.l.m., circondato da secolari ulivi. Il nucleo originario risale all'anno mille. Oggi il santuario è meta di numerosi pellegrinaggi e la sua fama si è diffusa oltre i confini della Campania. Il luogo è tra i più suggestivi di Terra di lavoro, grazie alla lussureggiante natura e assoluta quiete, che rendono il santuario un'oasi di pace e di raccoglimento per i fedeli.Il nucleo originario, risalente all'anno mille, era formato da una piccola cappella che inglobava l'edicola dove è raffigurata la santa Vergine. Il piccolo tempio fu edificato sul luogo dove, si racconta, sia apparsa la Madonna; l'unica strada che conduceva alla cappellina era una mulattiera, che attraversando il Monte Grande, collegava Leporano con il vicino comune di Bellona. La primitiva costruzione venne ampliata nel 1577, come ricorda l'antica iscrizione fissata nell'imponente portale di ingresso.

la grotta di San Michele

Uno dei luoghi più caratteristici presenti sul nostro territorio, di notevole interesse naturalistico, è la Grotta di S. Michele o S. Angelo ad Guttam, che si apre sul versante sud del Monte Maggiore, e sorge non lontana dai resti di quella che un tempo dovette essere la “Villa Camilliana” di Lucio Paolo Fabato, della quale sono ancora visibili tracce di pareti ad “opus reticolatum”.Notizie e riferimenti a questa grotta si possono trovare in un documento manoscritto, in duplice copia conservate presso il Museo Campano; autore dell’manoscritto originale è il Canonico Antonio De Cesare. In tale testo, si racconta che là vi fosse un tempio “del diavolo” perché dedicato ad una divinità pagana e non cristiana. Nei resti dei muri di quest’antico luogo pare che si riuscissero a vedere dipinte delle figure non identificabili, ma di ciò oggi non vi è traccia. Attualmente, per giungere a tale grotta occorre percorrere un sentiero di moderato pendio. Già avvicinandosi all’ingresso della grotta si sente una notevole differenza di temperatura, tra l’ esterno e l’interno della stessa. Appena si entra nell’antro, si sente già una notevole differenza di temperatura, sotto l’alta volta. La grotta, quasi certamente d’origine vulcanica, è formata da un piano superiore molto ampio con un’apertura verso Ovest e di un piano inferiore a forma d’imbuto rovesciato. Al suo interno, ci troviamo immersi in un atrio naturale, formato da un giardino in cui traviamo diversi varietà di arbusti e alberi da frutta. Oltre il giardino è presente un altare riparato da un tempietto in muratura, che poggia sulla parte destra della parete rocciosa. E' costituito da quattro pilastri angolari tra i quali si aprono tre archi a tutto sesto mentre il quarto é cieco. Il tetto, piatto, ha una copertura in tegoloni di cotto. Un altare rustico è posto sotto l'arco rivolto verso il fondo della Grotta. Sopra l’altare, Su di esso è collocato un piccolo quadro raffigurante S. Michele che scaccia il nemico. Un altro affresco che si trova sotto un arco cieco, raffigura la Madonna col Bambino e ai lati la figura di San Nicola e quella di S. Michele che brandisce in alto la spada con la mano destra, mentre con la sinistra tiene il filo con cui pesa un'anima.Molto delicato il profilo del volto di S. Michele con i capelli color rame adagiati sulle spalle coperte da un manto rosso annodato sul petto. I particolari descritti fanno pensare ad un pittore d’educazione veneta non insensibile alla pittura umbra e soprattutto delle Marche. Gli affreschi databili tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo sono, da alcuni studiosi, attribuiti ad Antonio Solario detto lo Zingaro. Secondo un’antica leggenda la costruzione di questa cappella si deve a Pietro Ruotolo. Lo sfortunato, durante il periodo della peste che colpì le nostre zone intorno alla metà del 1600, fu colpito di tale malattia. Egli fece voto a San Michele Arcangelo che se fosse guarito avrebbe vestito l’abito di chierico ed avrebbe dedicato la propria vita al servizio del culto dell’Arcangelo S. Michele. Nella grotta, troviamo anche due invasi in pietra viva, che si sono formati attraverso i secoli con la caduta di gocce d’acqua provenienti dalle stalattiti. Non si sa per quanti chilometri si allungano i cunicoli della grotta, ci sono state varie esplorazioni nel corso degli anni, ma non si è giunti mai ad un risultato definitivo. Quando si nomina la grotta di San Michele è, impossibile non nominare il compianto Simeone Lagnese, Assistente Capo P. S., che per circa 40 si è occupato di tenere nel migliore dei modi questo luogo. Per rendere omaggio a questa figura, l’amministrazione comunale ha intitolato la strada che porta alla grotta, al signor Simeone. Ogni anno l’otto maggio è celebrata la Santa Messa all’interno della grotta.

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